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I miei latticini
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 MessaggioInviato: 18 Nov 2010 01:29 pm Oh yes ! I miei latticini
Descrizione: I latticini di lombricoferoce ed anche altro .....
Rispondi citando
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  lombricoferoce

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Età: 73
Registrato: 31/10/10 08:40
Messaggi: 7549
lombricoferoce is offline 


Interessi: Modellismo in particolare obsoleti, storia, storia dell'auto, fuoristrada
Impiego: Tecnico software/hardware
Sito web: http://www.munga.it/


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Questo è Moriz. Me lo regalarono i miei nel 1953 o '54.
Eravamo nel cantone dei Grigioni, in Svizzera, a St. Moritz località dell'Alta Engadina, sulla sponda sinistra dell'Inn, affacciata sul lago omonimo, che è l'unica cosa che ricordo di quel posto, a parte la vetrina del negozio di giocattoli dove tra le varie "leccornie" c'erano esposti dei tigrotti, un sacco di tigri e tigrotti, di tutte le dimensioni, alcuni grandi come il "me" di allora".
Io ne volevo a tutti i costi uno bello, grande e grosso ma i miei nicchiavano per qualche motivo a me rimasto sconosciuto.
Ad un certo punto, probabilmente nell'impossibilità di sopprimermi davanti a testimoni, mi accontentarono ... in parte. Invece di comprami la tigre da "mezzo chilo" a cui agognavo mi presero questo che non è più alto di 10 centimetri. Ma da allora non ci siamo mai più lasciati.


Ogni mattina lo sfioro prima di andarmene a lavorare e per qualche motivo che non capisco o non voglio capire, mi sento le lacrime che fanno capolino.
Voi direte che non sono normale e mi trovate pienamente d'accordo.

Rolling Eyes

Mi sono sempre piaciuti i giocattoli e ne ho acquistati spesso da adulto (?), in special modo in latta ma non sono mai stato schizzinoso ....

Pubblicherò qui i miei giocattoli in latta e non.

Spero di far piacere a qualcuno se cerco di riassumere a grandi linee la storia dei giocattoli, solo un'infarinatura, ovviamente, visto che l'argomento impegnerebbe diversi tomi talmente è vasto ed io so molto poco ma so scopiazzare bene. (?)

Embarassed

Innanzi tutto è da ricordare che i “giocattoli” meccanici furono realizzati in epoche molto più remote, senza aspettare i tempi “moderni” e non per divertire i bambini ma per sollucherare i “grandi”.

Per arrivare a parlare di questi oggetti decisamente affascinati, credo agli occhi di tutti, bisogna partire da lontano. Molto lontano, quando la latta non c'era proprio.

I giochi e di conseguenza i giocattoli esistono da quando esiste l’uomo; infatti se ne trovano in tutte le civiltà antiche o moderne che siano.

Agli Egiziani risale la più antica raffigurazione del gioco con il cerchio. Nella tomba di Roti a Beni Hasan troviamo una pittura raffigurante due uomini che con una bacchetta uncinata tentano di tirare dalla propria parte un cerchio. Il sito è un antico cimitero egiziano che si trova a circa 20 chilometri a sud della moderna Minya nella regione del Medio Egitto, nell'area compresa tra Assyut e Menf ed è conosciuto anche come Bani Hasan o Beni-Hassan (in arabo بني حسن). Gli egizi avevano anche la passione per “i giochi da tavolo”: uno era detto "del serpente", perché le caselle erano disposte come un serpente attorcigliato. I loro dadi erano gli astragali, il nome deriva dal fatto che per giocarci si utilizzavano quattro dadi a quattro facce ricavati dagli astragali (ossa) di pecora o montone. Un altro gioco da tavolo era il "senet", una specie di dama che si giocava su una scacchiera rettangolare. Questo gioco venne introdotto nell’uso funerario: la convinzione era che al morto era assicurata la sopravvivenza dopo la morte se avesse vinto una partita contro un avversario invisibile. Poi c’era il gioco "del cane e dello sciacallo" dove si usavano bastoncini in avorio, ritrovati anche in Siria e Palestina. Molte trottole sono state ritrovate in tomba di Menfi. A Tebe sono state ritrovate molte bambole, in terracotta dipinta, spesso solo abbozzate o costruite senza gambe e braccia, alcune delle quali conservano ancora la capigliatura con perline in “tjehnet” infilate in cordicelle sulle nuca a intervalli regolari.
La tjehnet o faience corrisponde più o meno alla nostra maiolica, gli egizi furono i primi a scoprire la tecnica altamente efficace dell'invetriatura.
Numerose anche le bambole di stracci rinvenute in varie tombe.

Dagli egiziani si arriva ai greci che assegnavano ai paidai, e quindi ai giocattoli un grande valore educativo, nonché religioso. Ciò spiega perché molti giocattoli ellenici siano veri e propri capolavori decorati da artisti celebri. Numerosi scrittori e poeti scrissero sui giochi come Cratete di Atene che compose una commedia, purtroppo perduta, della quale conosciamo solo il titolo: “Paidai” che significa “giochi infantili”. I Greci praticavano un gioco noto anche agli Egiziani ed ai Romani: nascondevano in una mano un certo numero di noci, sassi, o mandorle, ed il compagno doveva indovinare se il numero fosse pari o dispari.
Ma già al 500 a.C. risale un rozzo cavaliere rinvenuto nell’isola di Rodi, le bambine dell’antica Grecia e di Roma usavano per i loro giochi bambole snodate in legno o in argilla. I bimbi romani giocavano con cavallini a rotelle, fatti di legno.

Nel medio evo gli artigiani realizzavano fischietti di terracotta a forma d’uccello e uccelli animati in metallo; fabbricavano trottole e bambole con argilla o legno. Ai maschietti si regalano piccole lance, archi in miniatura, spade in legno e sempre il cavallo-bastone che si cavalca correndo. Classici regali per le bambine erano la canocchia (mucchietto di lana, lino o canapa avvolta sulla rocca per filarla) in miniatura e un secchio per attingere l’acqua. Ai piccoli che vivevano nelle campagne venivano invece regalati trampoli, il carretto in legno miniaturizzato da trascinare nel cortile della fattoria e barche in miniatura scavate nel legno. Esistevano differenti tipi di bambole, ognuna adatta ad una età diversa. Quelle destinate ai neonati erano poco costose, grossolanamente modellate nell’argilla, venivano riempite di biglie di terracotta e usate come sonagli. Le bambine di due o tre anni si divertono a fasciarle per questo motivo sono pervenute intatte fino a noi. In Italia si hanno notizie di bambole di legno a grandezza naturale, più manichini che balocchi, destinate a comparire nelle fiere.

Vi sono, quindi, giocattoli comuni a tutte le epoche e altri che sono nati con l'evolversi delle varie civiltà e con lo sviluppo della tecnica.
Ai primi appartengono ad esempio la palla, la trottola, i sonagli, le figure umane e di animali, i birilli di vario tipo e le imitazioni delle armi per il gioco della guerra, ai secondi, i giocattoli “meccanici”, i più antichi tra questi ultimi sono risalenti a ben 4000 anni fa, ricordiamo il leone egizio, che, quando si tirava una cordicella muoveva la bocca e il panettiere, pure egizio, che azionato da uno spago, compiva i movimenti di chi impasta il pane.

Per convenzione il 1656 con l'invenzione della lanterna magica che proiettava le prime ombre cinesi, dà inizio all'era del giocattolo “scientifico”.
Si diffusero contemporaneamente i soldatini di stagno e nacquero i primi giochi istruttivi come certe carte da gioco per insegnare l'astronomia o le famose “case delle bambole” nate in Olanda nel 600.

Un particolare giocattolo nacque nel periodo della rivoluzione francese: la ghigliottina giocattolo, in miniatura ma perfettamente funzionante.
Primo esempio di strumentalizzazione del giocattolo che si potrebbe usare anche oggi per alleggerire certi politici, sempre che ci sia la materia prima, cosa di cui dubito.

Riguardo a questo periodo, mi sembra giusto citare Ferdinand Verbiest, conosciuto in cinese con il nome di Nan Huairen. (Pittem, 9 ottobre 1623 – Pechino, 28 gennaio 1688), fu un gesuita missionario in Cina durante la dinastia Qing.
Oltre il suo lavoro in astronomia ed in molte altre cose, Verbiest sperimentava con il vapore. Intorno al 1672 disegnò un giocattolo a propulsione a vapore per l'imperatore cinese. Verbiest lo descrive nella sua opera "Astronomia Europea" . Era di soli 65 cm di lunghezza, e quindi un modello in scala, non destinato al trasporto di passeggeri umani, né un "driver". Da una caldaia a palla usciva il vapore a pressione che finiva su degli ingranaggi come se fosse una ruota ad acqua, che davano il moto alle ruote posteriori. Non è noto se il modello di Verbiest sia mai stato costruito ma certo non lo si può non annoverare tra i primi giocattoli ..... per grandi.

Alla fine del 700 nascono i cavallucci a dondolo e anche le bambole che riproducono bambini piccoli e il giocattolo diventa un oggetto più raffinato e di conseguenza prezioso: automi, casette di bambola in miniatura ecc … in questo periodo si svilupparono le industrie di giocattoli soprattutto tedesche di Norimberga, della Sassonia e del Tirolo che esportarono vari giocattoli molto raffinati e preziosi in tutta Europa: tra questi anche le bambole che diventano un oggetto di lusso solo per classi agiate e sono complete di corredo di vestiti e vengono costruite ogni volta con materiali diversi e molto resistenti.
Con il trascorrere degli anni la crescente affermazione internazionale della moda francese dà un involontario contributo in Francia, le bambole diventano ambasciatrici della moda e viene dato loro il nome di Pandòra, perché nella mitologia greca Pandora era la donna creata da Vulcano su ordine di Giove e dotata di ogni attributo che potesse attrarre la mente degli uomini.

Le bambole Pandòra, destinate prevalentemente agli adulti, rappresentavano la finezza e l'eleganza dello stile rococò e dell'aristocrazia francese. Da alcune ricerche storiche in proposito è emerso, però, che venivano utilizzate anche nelle corti rinascimentali. Documenti dell'epoca testimoniano, infatti, un legame tra le bambole di moda e la figura della marchesa Isabella d'Este, moglie di Francesco Gonzaga di Mantova, denominata anche Primadonna del Rinascimento per aver ben rappresentato il modello ideale femminile del tempo.
Isabella d'Este, apprezzata nelle corti europee per il suo inconfondibile gusto estetico, riceveva molte lettere da parte di diverse nobildonne, appartenenti a famiglie reali europee, che le chiedevano consigli sullo stile italiano degli abiti femminili per poterlo imitare. Isabella rispondeva inviando bellissime bambole abbigliate con abiti realizzati da esperti tessitori e sarti, che riproducevano perfettamente i tessuti e le forme dei suoi vestiti. Così facendo diventò promotrice di uno strumento particolare, che nel tempo si rivelò utile per diffondere la moda.
Contese, dalle migliori famiglie europee, le bambole Pandòra arrivavano nei migliori salotti insieme a casse piene di corpini, sopravvesti, abiti da ballo in broccato e velluto stile Maria Antonietta, sottovesti di lino, mussolina o batista ornate di pizzi, nastri, fiocchetti e volant, mantelline, cappelli, cuffie e parrucche.

La bambola di moda, realizzata da un modellatore o plastificatore, veniva dipinta, decorata, vestita e infine venduta ai mercanti del tempo.
Le più belle bambole, realizzate in cera colata, vennero costruite dalle famiglie Domenico Pierotti e Augusta Montanari che emigrarono a Londra nel 1780; sembra che i loro avi avessero costruito bambole a Napoli sin dal XVI secolo. La “cera colata” era una tecnica per la fabbricazione di teste o blocchi testa-spalle di bambole o bambole intere, in cui un supporto di altro materiale veniva ripetutamente immerso in una miscela di cera colata fino a ottenere un guscio abbastanza consistente da essere verniciato.
In un articolo apparso sul “Mercure de France”, il 27 luglio 1722, troviamo: “La duchessa d’Orleance ha regalato all’infanta una toilette superba adatta all’età della principessa insieme ad una bellissima bambola dotata di un guardaroba completo”. Le bambole viaggiavano instancabilmente attraverso l’Europa ed erano tenute in così tanta considerazione che, in occasione della guerra tra Inghilterra e Francia, vennero fornite dai due paesi di appositi lasciapassare, per farle viaggiare tranquillamente. Nel 1778, con la crescente affermazione internazionale della moda francese, le Pandòra, che intanto avevano cambiato nome in “Poupès de la Rue Saint Honore”, vennero soppiantate dalla brillante e rivoluzionaria idea di madame Eloffe, un'affermata e intraprendente sarta parigina, che inventò il precursore del moderno manichino, un'ambasciatrice di moda in grandezza naturale che permetteva alle clienti di misurare gli abiti, prima di ordinarli.

Nel XIX secolo, quindi siamo nel 800, aumenta in modo notevole la varietà dei giocattoli e viene riconosciuto il loro valore educativo. Compaiono cubi, sfere, solidi geometrici, giochi ad incastro, costruzioni ecc …

I giocattoli meccanici ai quali si è fatto cenno, all'inizio, sono degli automi, ossia macchine in grado di operare in modo autonomo, il termine automa deriva dal greco αὐτόματος, automatos, ossia “che agisce di propria volontà”, non sono una trovata “moderna” in quanto gli automi nel mondo ellenistico erano conosciuti e concepiti come giocattoli, idoli religiosi per impressionare i fedeli o strumenti per dimostrare basilari principi scientifici, come quelli costruiti da Ctesibio attivo ad Alessandria nel III secolo a.C, Filone di Bisanzio (III secolo a.C.) ed Erone di Alessandria (I secolo).
Quando gli scritti di Erone, su idraulica, pneumatica e meccanica, conservati a opera degli arabi e dei bizantini, nel Cinquecento furono tradotti in latino e in italiano, i lettori iniziarono a ricostruire le sue macchine.
Si conosce l'esistenza di complessi dispositivi meccanici nella Grecia antica, benché l'unico esemplare sopravvissuto sia il meccanismo di Antikythera, il più antico calcolatore meccanico conosciuto, databile intorno al 150-100 a.C. Si tratta di un sofisticato planetario, mosso da ruote dentate, che serviva per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei cinque pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana e secondo un recente studio pubblicato su Nature (una delle più antiche ed importanti riviste scientifiche esistenti, pubblicata fin dal 4 novembre 1869) le date dei giochi olimpici. In origine si pensava provenisse da Rodi, dove sembra esistesse una tradizione di ingegneria meccanica, l'isola era rinomata per i suoi automi, come ricorda Pindaro nella settima delle Olimpiche.
Informazioni ricavate da recenti esami del frammento indicano che potrebbe essere proveniente dalle colonie di Corinto in Sicilia, il che indicherebbe una connessione con Archimede. Ma ovviamente nulla è certo.

Proseguendo nel tempo, ad Al-Jazari è attribuito il primo progetto documentato di automa programmabile nel 1206, usato per una serie di automi umanoidi. Il suo automa era una nave con quattro musicisti che galleggiava su un lago per intrattenere gli ospiti alle feste di corte. Il suo meccanismo aveva una batteria di percussioni programmabile con pistoncini (camme) che battevano su piccole leve che operavano la percussione. Il suonatore di tamburi poteva eseguire differenti ritmi e differenti partiture se i pistoncini erano spostati. Poco è noto riguardo al-Jazari e la maggior parte delle notizie deriva dalla introduzione al suo libro sugli automi. Pure nella Cina del 1300 non mancarono gli automi e passando per Leonardo da Vinci che progettò un automa molto complesso intorno al 1495, si arriva agli inizi del 1700 in Francia dove il primo automa costruito con successo al mondo, è considerato Il suonatore di flauto, inventato dal francese Jacques de Vaucanson nel 1737. Ma é il periodo tra il 1860 e il 1910 che è conosciuto come "l'età d'oro degli automi". In quegli anni prosperavano a Parigi numerose piccole imprese familiari di costruttori di automi. Dalle loro officine esportarono in tutto il mondo migliaia di automi meccanici e uccelli meccanici che cantavano.

Nella prima metà del 800, la macchina si impose come elemento essenziale nella vita di ogni giorno e cominciarono così a diffondersi i primi giocattoli meccanici, azionati da molle. Man mano nacquero dei veri gioiellini della tecnica che dato il loro alto costo erano destinati ai bambini delle famiglie più agiate.
L'evoluzione dell'industria fece la sua parte consentendo la fabbricazione di giocattoli completi e poco costosi, dunque adatti anche alla classe sociale media ma agiata, che andava pian piano espandendosi in concomitanza con l'avanzata delle industrie.
Le prime fabbriche di giocattoli di latta nacquero nel 1830, in America; tuttavia, la vera produzione su larga scala prese vita solo alla fine del secolo in Germania, la quale, attorno al 1913, era una delle più grandi esportatrici di giocattoli. I numerosi e famosi marchi di cui questa nazione poteva fare vanto producevano giocattoli di discreta qualità e con un numero maggiore di particolari rispetto a quelli offerti dalla concorrenza americana. I giocattoli, poi, erano dei più vari: animali, soldatini, aeroplanini, macchinine, moto, sidecar, yo-yo, fischietti,sonagli, imbarcazioni, armi di vario genere, trottole, personaggi delle fiabe, giostre... a cui poi si aggiungevano anche oggetti di uso quotidiano come ferri da stiro, culle, seggioloni, annaffiatoi e gabbiette per gli uccellini. Insomma, la produzione e la lavorazione di oggetti in latta era certamente una delle più floride.

Negli anni '60 dell'Ottocento, gran parte del commercio di latta aveva sede a Norimberga e compagnie come Bing e Issmayer avviarono lì la propria produzione. Esistevano tre metodi principali per lo stampaggio del disegno sulla latta: direttamente da pietra litografica, transfer print con carta, stampa litografica offset utilizzando un rullo di gomma.
La scelta di giocattoli in latta era molto varia ed includeva sia "penny toys" (giocattoli da pochi soldi, da un penny, appunto) e sia modelli litografati pressofusi molto più costosi.
All'inizio del ventesimo secolo la Germania era il leader nella produzione di giocattoli di latta che erano innovativi e ben costruiti e dominarono il mercato fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Esempi di costruttori di giocattoli tedeschi: Bing (1863), Fleischman (1887), Lehmann (1881), Gunthermann (1880), Marklin (1859), Arnold (1906), Tipp & Company (1912), Schuco (1912), Technofix, Gescha, Schuco, e Levy (1920)

In questo periodo però, non erano solo le fabbriche tedesche a figurare tra i big dell'industria della latta, anche i giocattoli francesi si distinguevano per l'enorme fantasia, l'abilità manuale e per l'accuratezza con cui i pezzi venivano prodotti.
Tuttavia, il mercato francese trovò, nei costi da sostenere, nei diversi gusti del pubblico e nelle diversi classi sociali, alcuni impedimenti che ostacolarono la sua crescita nel mercato internazionale. Per risollevarsi da questa situazione allora, la Francia istituì diversi concorsi e mostre di giocattoli ed in più, promosse un referendum dei bambini con lo scopo di scoprire le loro preferenze in fatto di giocattoli. Questo fece capire l'importanza ed il peso che il settore dell'intrattenimento e del divertimento rivolto ai bambini avesse sull'intera economia del paese.
Attorno al 1866 poi, la raffinatezza del giocattolo francese e la robustezza di quello tedesco si unirono ed iniziarono così a sorgere piccole aziende che, per produrre i giocattoli, utilizzavano soprattutto materiali di scarto o di recupero.
Con il crescente interesse per i giocattoli di latta, altre compagnie europee cominciarono ad emergere: come Rossignol in Francia, e l'inglese Chad Valley, una società nata nel 1823, operante con la denominazione di "Chad". Per le aziende britanniche gli affari andarono meglio ... dopo la prima guerra mondiale, quando il pubblico britannico evitava i prodotti tedeschi di ogni genere.
Altri rinomati produttori di giocattoli di latta britannici erano la Lines Brothers Ltd (1919-1983), più tardi conosciuta come Triang, produttrice di una vasta gamma di giocattoli di latta e giocattoli in legno e non è da dimenticare la Louis Marx (Mar Toys), la famosissima società americana di giocattoli, con la sua controllata britannica (1932-1961) che produsse una grande varietà novità piuttosto inusuali per l'epoca, tra cui giocattoli di latta.
Non ultima è la la Mettoy (Metal Toys) Company Limited (1933) che fiorì in quanto i suoi prodotti come camion ed aerei giocattolo venivano venduti dalla Mark Spencer Stores. Dopo la seconda guerra mondiale la società diversifico la produzione dando vita ai primi piccoli giocattoli di plastica e così nacque la Corgi Toys, nel 1956.
Altra ditta che si cimentò nei tin toys fu la Brimtoy (1914-1932) British Metal and Toy Manufacturers (BMTM) che produsse una serie di giocattoli di latta, tra cui trenini, con il marchio di Brimtoy Brand. La società tendeva ad acquistare le materie prime a prezzi elevati, e così andò in perdita e ne seguì il fallimento.
Nel 1923 alcuni dirigenti della BMTM diedero vita ad una nuova società denominata Brimtoy Ltd, che continuò nella produzione di giocattoli.
Nel 1919 nacque la A. Wells e Co Ltd, a Walthamstow nel nord di Londra. Essa produsse una serie di giocattoli, a partire da una gru, questa ditta produceva tutti i componenti per ogni giocattolo 'in-house' (non c'era nessun sub appaltante), la produzione camminava su un nastro trasportatore tipo catena di montaggio.
Nel 1932 ci fu la fusione tra le due società, dando vita alla Wells-Brimtoy Limited.
I giocattoli di latta Wells Brimtoy erano estremamente popolari, la maggior parte degli appassionati di oggi sono interessati ai modelli di bus, filobus e pullman. Alcuni degli autobus e dei filobus sono stati prodotti in tre dimensioni, il più piccolo è conosciuto come 'Pocketoys'. Questi giocattoli funzionavano sia a frizione sia con carica a molla, ed erano muniti di un dispositivo stop and go, con una campanella che segnalava l'arresto e la partenza.
Venivano prodotti pure utensili giocattolo per la cucina e sembra che alcuni di questi fossero fatti in India. Nel 1965 la produzione cessò.

Altro grosso produttore di giocattoli in latta è stato il Giappone. Fino alla metà degli anni '70 dell'Ottocento, la maggior parte delle lamiere di latta importate venivano usate per la produzione di contenitori per l'olio. Quando le compagnie giapponesi si resero conto dell'enorme popolarità dei giocattoli in latta importati, ne avviarono una produzione propria. Mentre gli artigiani tedeschi si erano specializzati nella produzione di giocattoli di alto livello artistico e decorativo, tra cui trenini e barche, i giapponesi producevano giocattoli in latta più convenzionali come sonagli, Jinrikisha (risciò) e così via.
Ad inizio 800, quello dei giocattoli era un business stagnante. Dopo la guerra sino-giapponese del 1894, il business cominciò a dare i suoi frutti. L'introduzione di macchine per la stampa delle lamiere di latta e la tecnologia dell'orologeria in arrivo dalla Germania, accelerò la crescita dell'industria dei giocattoli giapponesi. Infine il Giappone divenne il centro della produzione dei giocattoli in latta, lasciandosi alle spalle la Germania, completamente devastata dalle conseguenze della prima Guerra Mondiale.
Ma l'incertezza politica che regnò dal 1938 ebbe un effetto disastroso sul business dei giocattoli. Molti costruttori dovettero chiudere. Inoltre, anche lo scoppio della seconda Guerra Mondiale influenzò negativamente l'andamento dell'industria.
Passata la bufera, l'industria dei giocattoli ebbe una piena ripresa.
Sorprendentemente, nel 1947 la fortuna tornò finalmente a sorridere al Giappone. Durante l'occupazione da parte degli americani, ai costruttori di giocattoli in latta venne concesso il diritto di riprendere la propria produzione e le esportazioni. Nel 1948 comparvero i giocattoli con meccanismo a frizione, come trenini, autopompe e automobili. Intorno al 1955, fu la volta dei giocattoli elettronici, che sostituirono quelli a frizione e a molla. Nel 1963, circa il 60 % dei giocattoli esportati dal Giappone era prodotto da lamiere di latta.

il Giappone si impose sul mercato e cominciò a controllarlo introducendo molte novità. Oltre che da meccanismi a molla e a frizione, alcuni giocattoli giapponesi erano alimentati a batteria e muniti di luci lampeggianti e suoni. Negli anni '50 e nei primi anni '60 del Novecento i giapponesi avevano inondato il mercato con tantissimi giocattoli in latta dal design accattivante, una grande percentuale dei quali era destinata al mercato statunitense con articoli ben noti agli americani.

Sfortunatamente questa tendenza resistette solo fino alla metà degli anni '60. I giocattoli in latta scomparirono gradualmente, per lasciare spazio a quelli in plastica e superleghe.
Infatti nonostante i giocattoli in latta avessero raggiunto alti livelli di popolarità nel dopoguerra, la loro produzione andava incontro a sempre maggiori difficoltà dovute ad un'inversione di rotta nella domanda dei consumatori, all'introduzione di nuove norme di sicurezza e alla concorrenza dei costruttori di giocattoli in plastica. Entro gli anni '70 il Giappone aveva ridotto la produzione di giocattoli in latta così drasticamente, che molte fabbriche avevano cessato completamente l'attività.
Esempi di produttori giapponesi sono Marusan , Masudaya , Nomura ( TN ), Yoshiya (Kobe Yoko o KO ), Masuya (SM), Bandai , Sankei (NK), Horikawa e Yonezawa ( Yone ).

La Cina cominciò a produrre giocattoli in latta nei primi anni '20. Erano molto rudimentali e mal costruiti. Dopo il declino della produzione di giocattoli giapponesi, la Cina assunse il comando e divenne leader mondiale nella produzione di giocattoli in latta. I primi giocattoli cinesi erano noti per la loro economicità, che spesso si ripercuoteva anche sulla qualità. Oggigiorno sono realizzati secondo standard molto più elevati, mantenendo comunque il vantaggio di essere molto convenienti. La Cina produce una vasta gamma di riproduzioni in latta di giocattoli nuovi che vengono costantemente introdotti sul mercato ogni anno.

In Italia, premettendo che la latta non era facilmente reperibile e quindi i prodotti non erano proprio alla portata di tutti, l'industria dei giocattoli nasce un po' tardi rispetto al resto d'Europa, ed ha inizio a Mantova attorno al 1872. Ma per scorgere un'industria vera dedicata ai giocattoli di latta, si dovrà attendere il primo dopoguerra. In questo periodo infatti, l'industria del giocattolo italiano, in ritardo rispetto al mercato europeo, si affaccia con una certa prepotenza sulla scena economica, iniziando una politica contro i prodotti stranieri in cui si esaltava, il prodotto italiano (probabilmente a causa o per favorire autarchia, che per altro durò senza un motivo valido fino a dopo la guerra; senza un motivo valido, perché la Società delle Nazioni tolse l'embargo nato con lo zampino di Inghilterra e Francia che l'aveva generato, dopo soli sei mesi dalla sua istituzione giudicandolo illecito). Perciò la produzione di giocattoli ebbe un periodo fortunato negli anni venti, sull'onda della moda già diffusa all'estero, come dimostra il successo di aziende come la Cardini e la Metalgraf di Milano e per aumentare ancora l'attenzione nei confronti dei giocattoli italiani, venivano allestite fiere, mostre ed aperti giornalini in cui venivano esaltate le caratteristiche del prodotto nazionale.
I prodotti francesi e tedeschi sono numerosissimi e potevano vantare di un'ottima manifattura e di una buona qualità dei materiali; tuttavia, l'industria italiana si fece forte di un nazionalismo spietato che sbaragliò la concorrenza: furono aperte mostre interamente dedicate al mondo dei giocattoli di latta e nacquero anche appositi premi. La qualità dei giocattoli italiani venne anche esaltata da giornali e riviste apposite che ne descrivevano le caratteristiche eccellenti.
Nonostante la concorrenza non fosse delle più facili da combattere, il mercato dei giocattoli italiani si espanse a tal punto che, prima del secondo conflitto mondiale, divenne comparabile a quello tedesco.
Durante il conflitto, questo tipo di mercato venne messo da parte per favorire la produzione bellica per ricomparire dopo il ‘45 quando migliaia di nuovi giocattoli di latta vengono lanciati sul mercato e alcune industrie italiane spiccano per la qualità dei prodotti e per i prezzi più facilmente accessibili a tutti o quasi. La produzione di questi giocattoli continuò perdendo man mano forza fino alle porte degli anni 70, quando la plastica cominciò a farla da padrone.

Gli Stati Uniti hanno una lunga storia come produttori di giocattoli di latta che risale al 1850, quando c'erano almeno una cinquantina di produttori di giocattoli. La maggior parte di questi operavano in Connecticut o nelle vicinanze, ma un'eccezione fu la Francis, Field e Framis di Philadelphia, conosciuta anche come “Philadelphia Tin Toy Manufactory”. Questa società fu la prima vera e propria produttrice di giocattoli americana che vide i giocattoli come un vero business, almeno fin dal 1838.

Per inciso una spinta alla produzione di giocattoli di latta si ebbe quando furono aperte le miniere di stagno in Illinois e quindi si potevano reperire materie prime facilmente e a buon mercato.

Altre aziende di rilievo tra il 1850 ed il 1885 furono la George W. Brown Company (Connecticut), la James Fallows and Company a Philadelphia, e la Bergmann and Company di New York, che furono di esempio e di stimolo per la nascita della Ives Corporation (Bridgeport in Connecticut) e della Leo Schlesinger Company di New York. La Buckman Manufacturing Co di Brooklyn attorno al 1872 produsse la sua prima versione di un giocattolo a vapore in latta. Prima e dopo il scecondo conflitto mondiale la Unique Art Mfg. Co, fondata nel 1916 produsse una vastissima gamma di veicoli e giocattoli meccanici. La Strauss Company, fondata nel 1918 a East Rutherford nel New Jersey, ha avuto una storia molto interessante, nella tradizione di giocattoli di latta.
Ferdinand Strauss originario dell’Alsazia (che assieme a Strasburgo dal 1681 fu inglobata alla Francia da Luigi XIV, fino al 1870, quando fu annessa assieme alla Lorena alla Germania (Trattato di Francoforte, 1871), in seguito alla guerra franco-prussiana. Nel 1919 fu restituita alla Francia con il Trattato di Versailles. Occupata dai Tedeschi nel 1940, fu "liberata" dagli Alleati nel 1944), a parte ciò, questo signore fu un importatore di giocattoli dall’Europa ed in particolare dalla Germania nei primi anni del 1900. Ma visto l'embargo nei confronti della Germania con lo scoppio della prima guerra mondiale iniziò una sua attività anche con la collaborazione di Louis Marx (the Toy King of America - 11 agosto 1896 - 5 febbraio 1982) e continuò a produrre una varietà di Wind-Up Toys, ossia giocattoli alimentati da un motore ad ingranaggi e molle fino al 1942.
La cosa non era una novità ovviamente, basta dare uno sguardo al nel tardo 15 ° secolo, quando Karel Däniken, un inventore tedesco, ha creato alcune delle prime wind-up toys, tra cui una mosca di metallo ed un’aquila meccanica, Inoltre, nel 1509, Leonardo da Vinci creò un leone meccanico in onore di Luigi XII in visita in Italia. Il mercato per i giocattoli di latta prosperò fino alla fine degli anni 50 ed aziende come la Marx Toys (1940), la J. Chein and Co. fondata nel 1903 a, Wolverine e la Ohio Art Company continuarono a a produrre per molti anni ed i loro giocattoli oggi come oggi sono molto ricercati. Durante la grande depressione anche i wind-up toys si adeguarono pur rimanendo dei regali piuttosto “costosi”.

L'azienda più grande e di maggior successo dal 1920 al 1960 è stata la Louis Marx and Company, fondata a New York City da Louis Marx e suo fratello David, in attività dal 1919 al 1978, la MAR TOYS produsse una marea di articoli a prezzi molto convenienti.

La produzione di giocattoli di latta fu interrotta durante la seconda guerra mondiale, a causa della necessità di materie prime nello sforzo bellico. Dopo la guerra, i giocattoli di latta sono stati prodotti in gran numero in Giappone, sotto l'occupazione americana. Grazie al Piano Marshall, i produttori giapponesi ottennero il diritto di riprendere la produzione. L'idea era dare una mano ai nipponici ed approfittando della manodopera a basso costo importare a prezzi convenienti negli USA.
Funzionò meglio di quanto avessero previsto e il Giappone divenne una forza produttrice di giocattoli di latta fino alla fine del 1950 e così fino al 1960 il mercato americano dovette cimentarsi duramente con la produzione giapponese e poi come è logico pensare, anche in America la plastica soppiantò la latta. Shocked

In Europa anche la Spagna ha un posto tra i produttori di giocattoli di latta e la società Paya credo che sia la più conosciuta rappresentante di questo mercato ma ovviamente non l'unica.

Fondata 1902, da Rafael Paya, di professione lattoniere che costruì il suo primo giocattolo. Quattro anni più tardi i figli Pascual, Emilio e Vincente costruirono la prima fabbrica di giocattoli in Spagna. I giocattoli della Paya dal 1920 sono stati considerati alla pari degli allora grandi e famosi produttori di giocattoli del nord, quali ad esempio la germanica Marklin, dicono che i colori della Paya fossero graficamente più interessanti, precisi ed innovativi dei concorrenti.
Il 1930, con Raimundo Paya al timone, è stato il momento di grande espansione. Questo successo quando è stata riprodotta in scala 1/8 circa, la Bugatti T 35 da competizione.
Un vero gioiello per l'epoca e .. per oggi.
Dopo i venti della guerra civile e della successiva seconda mondiale, periodi critici per la Spagna, nel 1946, La Paya, ancora una volta ha iniziato a fare i giocattoli. Nel 1985, Lino ha preso la decisione di rifare tutti i classici vecchi giocattoli di latta litografica su una base molto limitata. La produzione di ogni pezzo era limitata a 5.000 (o inferiore) a livello mondiale..
Ora la Paya ha questo indirizzo Chenghai, Shantou, Cina. Rolling Eyes

Se manca qualcosa o pensate che abbia scritto cazzate ... pazienza, cercate come ho fatto io ma con più cura ovviamente.

Wink

Per finire una documentazione che ho trovato sulle bambole che credo siano tra i primi giocattoli fatti da mano umana ....

Da tempi antichi, le bambole vengono prodotte e usate come giocattoli. I primi esemplari erano fatti di materiali molto semplici reperibili in natura, quali legno, argilla e pelliccia. Le bambole erano usate sia come giocattoli che come idoli. Sfortunatamente non ci sono bambole risalenti a quei tempi, sebbene sia stato ritrovato il pezzo di un pupazzo (in alabastro) con parti mobili risalente al periodo babilonese. Tantissime bambole vennero trovate all'interno di tombe egizie risalenti al 2000 a.C.. Erano fatte in legno, con capelli costituiti da perline (in legno) o argilla e decorate con svariati disegni. Le famiglie egizie facoltose facevano inserire bambole di ceramica nelle proprie tombe. Questi oggetti venivano trattati come veri e propri tesori. Sono stati trovati dei pupazzi anche nelle tombe di bambini greci e romani. Una volta entrate nell'età adulta le ragazze greche e romane dedicavano le proprie bambole (solitamente fatte di legno) alle dee.

La maggior parte delle bambole trovate nelle tombe di bambini erano molto semplici, solitamente composte di materiali quali stracci, legno, osso o argilla. I pupazzi più esclusivi e lussuosi erano fatti in cera o avorio. L'idea principale era quella di rendere la bambola il più realistico possibile. Quell'obiettivo ha portato alla produzione di bambole con arti mobili e indumenti rimovibili, addirittura partendo dal 600 a.C.

L'Europa ha ricoperto un ruolo importante nella creazione delle bambole, in seguito all'epoca delle bambole antiche. Queste erano solitamente costruite in legno. Di esemplari costruiti in Inghilterra con tale materiale nel XVI e XVII secolo, oggi se ne contano meno di trenta. Nella zona della Val Gardena era prodotto un particolare tipo di bambola in legno con semplici giunture realizzate con pioli, la cui struttura ricordava quella di una molletta da bucato. Nell'Ottocento furono ideate delle alternative per introdurre materiali alternativi. "Composizione" è un termine generico che indica gli impasti a base di polpa di legno e carta che venivano utilizzati per creare la testa e il corpo dei pupazzi. Questi impasti venivano modellati (sotto pressione) dando origine a pupazzi resistenti che potevano essere prodotti in massa. I costruttori custodivano gelosamente le ricette per miscelarli, e a volte utilizzavano ingredienti insoliti quali gusci di uova o cenere. La cartapesta era un impasto molto diffuso. Oltre alle bambole in legno, anche quelle in cera erano molto popolari nel XVII e XIII secolo. La città tedesca di Monaco ne era un grosso centro di produzione, ma alcune tra le più caratteristiche vennero create nel Regno Unito tra il 1850 e il 1930. I modellatori di cera plasmavano la testa di una bambola nell'argilla o nella cera; successivamente usavano il gesso per crearne uno stampo nel quale versare la cera fusa. Lo strato di cera utilizzato per creare la testa era molto sottile e il suo spessore misurava non più di 3 mm. All'inizio del XIX secolo, in Inghilterra venne prodotta una delle prime bambole (in cera) che ritraeva un neonato.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale i costruttori di giocattoli cominciarono a sperimentare le materie plastiche. Negli anni '40 del Novecento si producevano bambole in plastica dura, rassomiglianti a quelle costruite seguendo la tecnica della composizione, ma erano molto più resistenti. Tra gli altri materiali utilizzati per la loro costruzione c'erano gomma, gommapiuma e vinile negli anni '50 e '60. Il vinile ha cambiato il modo in cui venivano costruite, permettendo ai produttori di inserire i capelli nella testa, invece che usare parrucche o dipingere la chioma. Sebbene la maggior parte delle bambole sia ormai prodotta in massa utilizzando questi materiali moderni, molti costruttori odierni utilizzano i materiali tradizionali del passato per produrre bambole da collezione.

Shalom 1_4_2
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Un po' di marchi di giocattoli che ho scopiazzato ....



Marchi della DDR


MS Brandenburg & MS Weimar


Arrow

il contenuto: veicoli dei pompieri
I camion dei pompieri vanno come periodo dal 1946 (GUNTHERMANN – U.S Zone, completo con 2 pompieri seduti di spalle) agli anni 70 con un' autoscala – WE fatta a Taywan. La maggior parte è roba tedesca anni 55/70, 2 Gama, 1 Strenco (tutto in plastica) – 1 DISTLER (Feuerwehr 7722 für Elektromatic Tankstelle), 2 dei quali ignoro la marca , c’è un giapponese ed un cinese ed un piccolo italiano blu, della Lima, poi c'è un'autoscala piccolina gialla e blu... degli ovetti...., le auto sono italiane della Marchesini, una inglese senza marca ma inizio anni 50, 3 giapponesi (VOLKSWAGEN MAGGIOLINO 1200 CHIEF F.D. a frizione della YONEZAWA, CHEVROLET CAMARO e una Jeep entrambe senza marca), una spagnola (R5 incompleta) ed un’ Opel della EHRI - DDR/GDR.
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Arroccati in alto .... mi guardano spesso con disappunto, forse perchè li lascio impolverare ... certi starnuti .... l'ambulanza è la peggiore ....

CAMION in latta "BETTY BOOP" della - OLD TOYS COLLECTION - CZ ? 18,5 cm è recente ma è simpatico

MERCEDES 408 Croce rossa a batteria con sirena e lampeggiantete – YONEZAWA cm. 31,5, M, è in plastica e latta, funzionante al 100%, ogni tanto la faccio girare per la casa con disappunto della mia agrodolce metà ....

STRASSENWALZE - rullo compressore - carica a molla - della VEB Spielwaren GrosBaschen (made in G.D.R.) ref. 1012 cm. 17,5 MB
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 MessaggioInviato: 18 Nov 2010 01:56 pm  latticini
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Le auto sono degli Schuco tra cui un EXAMICO 4001 e un AKUSTICO 2002 in livrea blu (sono BMW 328) con in mezzo una macchinina anticaduta sempre Schuco a molla, può correre sulla tavola e quando il musetto sporge oltre al bordo, gira e torna in dietro senza cadere.
2 Schuco Micro Racer la 356 e la Volkswagen sulle loro scatole (queste 2 sono abbastanza recenti), 8 Marchesini e 3 piccoline (2 auto ed un camion), probabilmente HUKI tedesche.
Si intravede una Locomotiva santa Fe (AMB 708) a frizione della MARCHESINI A(gostino) lunga 21 cm.
C'è pure la Safar con la sua scatola e le sue cosine ma questa è un'altra storia .... come pure è un'altra storia uno dei miei due garage/pompe di benzina questo è francese ....

i MARCHESINI A(gostino) davanti alla stazione di servizio sono, 2 auto della polizia
FORD Fordor 'POLICE 450' (Bo-450) del 1955 CA - 11,5 cm (nera e bianca)
FORD Fordor frizione polizia autostrada del Sole (Bo-452) a frizione del 1955 CA - 11,5 cm

e

una Volkswagen Maggiolino giallo a frizione - 1962 ref. 605-4 11,3 cm
una Alfa Romeo Giulietta Sprint rossa a frizione - 1962 ref. 605-3 - 11 cm
una Fiat 600 blu chiaro a frizione - 1962 ref. 605-1 11,5 cm

nella seconda foto vicino alla Safar alla sua sx ci sono sempre della MARCHESINI A(gostino)
COUPE' (A.M.BO 400) - 1955 CA cm. 9,5 (rosso e crema una seconda serie)
FORD Fordor 'POLICE 777' (Bo-415) - 1955 CA - cm. 9,5 (bianco e nera)
STUDEBAKER COMMANDER (BO-414) - 1955 CA in livrea rossa cm. 10.



Alla prossima per il resto bye Exclamation
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 MessaggioInviato: 19 Nov 2010 10:12 am  Schuco
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FERRARI 500 F2 n°2 Schuco-GRAND PRIX RACER ref.1070, viene dagli USA il colore è un po’ inusuale, solitamente si trova rossa è MB
2 Mercedes Grand Prix 1936 - Schuco-Studio ref 1063, quella un po’ rovinata dal tempo color argento ha la scatola, quella rossa è in scatola di montaggio ref. 1055, entrambe 15 cm. Probabilmente riproduce la W25, visto che le W125 sono del ’37 ed avevano 2 prese d’aria tonde in più ai lati della calandra; sicuramente tutti sanno che la W che contrassegna tutte le Mercedes, anche quelle odierne, bisogna guardare nel libretto e non il logo posteriore, ovviamente, sta per wagen ed il numero è quello del progetto.
AUTO UNION C n°2 in scatola di montaggio Schuco-Studio II ''Montagkasten'' ref. 1222 del 1999
Mercedes W196 carenata n°22 in scatola di montaggio Schuco-Studio III ''Montagkasten'', Hans Hermann GP Reims 1954 - ed.lim. a 1000 pezzi
Hanno tutte la caratteristica di avere il differenziale sull'asse di trazione e le ruote sterzanti. La scatola di montaggio è per modo di dire, in pratica son solo le ruote da montare con dei galletti ed a seconda del verso hanno un colore diverso, i raggi possono essere o blu o rossi, all’interno ci sono vari strumenti compreso un treno di gomme da bagnato e l’aggeggio per alzare la macchina come quelli usati oggi in F1.
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Ultima modifica di lombricoferoce il 19 Nov 2010 10:35 am, modificato 2 volte in totale
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 MessaggioInviato: 19 Nov 2010 10:21 am  Schuco
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sempre Schuco
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 MessaggioInviato: 19 Nov 2010 10:31 am Oh yes ! Schuco
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Shocked
L'ultima foto:
Ai miei tempi vendevano questi fogli di cartoncino, fatti in RFT, dai quali si ritagliavano le vetture, moto, semafori ecc... avevano una basetta che si nota bene, certe volte si giocava con poco, anche se non era il mio caso ma ho avuto pure questo. Ora credo sia estremamente raro trovarli Shocked
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 MessaggioInviato: 19 Nov 2010 02:24 pm  più che un giocattolo è un modello
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E' piu piuttosto rara, i vetri delle portiere possono scendere, il modello è mint ma senza scatola. E' in plastica, come si vede ha vetri ed interni in latta ed ha il movimento a frizione, il fondino è di latta.
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Ultima modifica di lombricoferoce il 09 Apr 2014 09:57 am, modificato 1 volta in totale
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 MessaggioInviato: 19 Nov 2010 02:31 pm  Giocattoli o modelli
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 MessaggioInviato: 19 Nov 2010 02:54 pm  altro
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Shocked


la cisterna della Shell è un FIAT 690 T articolato (tutto in plastica) cm 35 del 1960, ignoro la Marca.
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Ultima modifica di lombricoferoce il 20 Nov 2013 11:14 am, modificato 1 volta in totale
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 MessaggioInviato: 19 Nov 2010 02:59 pm  
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Confused

I furgone grigio è un Volkswagen T1 a frizione della MARCHESINI A(gostino) 1962 ref. 605-7 di 11,2 cm.
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Ultima modifica di lombricoferoce il 15 Mag 2013 01:15 pm, modificato 1 volta in totale
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 MessaggioInviato: 19 Nov 2010 03:25 pm  latticini in grigioverde
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Ultima modifica di lombricoferoce il 13 Feb 2011 11:58 am, modificato 3 volte in totale
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 MessaggioInviato: 19 Nov 2010 03:28 pm  JOUSTRA
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Rolling Eyes
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 MessaggioInviato: 19 Nov 2010 03:29 pm  Sommavilla
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ecco i dati della fratelli Sommavilla (nel logo ci sono 3 S come i tre fratelli)


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